

Quando si incontra la parola successo spesso la si associa al raggiungimento di una posizione di prestigio o all’accumulo di beni materiali. Tanto che su questa base si giudicano le persone come di successo o meno.
Successo è anche ciò che ha avuto un buon esito o un buon fine. E’ anche ciò che è accaduto ovvero l’evento che si è manifestato nella realtà dei fatti.
E quanto succede non sempre è di successo, ovvero è il risultato che ci si attendeva.
Il coach sportivo John Wooden, allenatore degli UCLA, ha dato una definizione di successo, basata su una sua personale visione delle cose. Per coach Wooden il successo è “la pace dello spirito raggiunta solo grazie alla propria soddisfazione nel sapere di esserti sforzato di fare il meglio di cui sei capace”.
Wooden racconta di essere stato educato dal padre a non cercare di essere migliore degli altri o di qualcun altro. Doveva, invece, non smettere mai di cercare di essere il meglio che poteva essere, perché questo era sotto il suo pieno controllo. Un po’ come dire che nessun altro ti potrà migliorare se non te stesso.
Nel cercare di essere migliore di qualcun altro si rischia di essere assorbiti da ciò che non è sotto il proprio controllo, perché realizzabile da altri per se stessi e non da noi, ed avere un effetto negativo su ciò che invece si può controllare, anche per il solo dispendio di energie che c’è nel fare qualcosa che mai si realizzerà. Insomma, il voler essere come gli altri o più degli altri non permette di essere veramente il meglio di ciò che si è. E il successo è l’essere il meglio di ciò che si è e non si può essere più del proprio meglio.
Le persone non sono uguali e si diversificano anche per le proprie capacità e potenzialità. Svilupparle al massimo è il successo nella vita. Perché, secondo coach Wooden, “il successo è la serenità mentale che è il risultato diretto della soddisfazione che deriva dal sapere di aver dato il massimo”. E per massimo egli intende il proprio massimo, che è un massimo assoluto e non paragonato ad altri. Questo significa anche che bisogna avere la consapevolezza che esiste un proprio massimo, capire e sapere qual è ed essere disposti a lavorare sodo per ottenerlo. Oppure si può decidere, in piena coscienza e sotto la propria responsabilità, di non agire in tale direzione.
Sulla sua visione del successo Wooden costruisce una piramide composta da mattoni e da due pietre angolari: operosità ed entusiasmo. L’operosità è il lavorare sodo e con costanza. L’entusiasmo è il divertirsi in ciò che si fa.
E poi, in cima alla piramide, Wooden colloca pazienza e fede.
Nel raggiungere risultati ci vuole anche pazienza, perché non tutto arriva come si vuole e subito. Però se si lavora con costanza per il risultato esso arriverà. Magari non proprio come lo si era immaginato, però arriverà in una forma molto simile. E poi bisogna crederci, senza lamentarsi, senza brontolare e senza cercare scuse. Quella di Wooden è una fede vera e propria nel risultato. Non ha gli elementi di conoscenza del sapere. E’ un vero e proprio credere che, in qualche modo, con i giusti sforzi un risultato ci sarà. E nell’andare verso il risultato non si può fare altro se non migliorare se stessi.
Non c’è scusa al fallimento del miglioramento di sé, poiché esso è nelle proprie disponibilità e sotto la propria responsabilità. Gli altri non possono essere giudici del nostro miglioramento (come del nostro fallimento). Lo possono riconoscere dall’esterno ma non lo conosceranno mai fino in fondo, perché non conoscono quanto lavoro c’è dietro e cosa ha portato a tale traguardo.
Per migliorare la propria situazione bisogna lavorare sul proprio carattere e su di sé. Senza volere subito ciò che si desidera e credere ai risultati desiderati, facendo tutto ciò che è necessario per poterli ottenere. Solo facendo ciò, il proprio spirito troverà la sua pace e la sua soddisfazione, perché l’essere è realizzato per ciò che è.