

Un “grande” tema nel coaching è quello della gestione del tempo. Il mio personale approccio, forse un po’ troppo pragmatico a volte, mi porterebbe a citare l’aforisma di Jackson Brown “Non dire di non avere abbastanza tempo. Hai esattamente lo stesso numero di ore al giorno che sono state date a Helen Keller, Pasteur, Michelangelo, Madre Teresa, Leonardo da Vinci, Thomas Jefferson e Albert Einstein.”
Abbiamo 24 ore al giorno: quelle sono e ce le dobbiamo far bastare (o far passare).
Quello che mi colpisce sempre del “tema tempo” nelle sessioni di coaching è che le persone sanno che cosa è il tempo, le tecniche per gestirlo, che c’è una differenza fra importanza, priorità, emergenza e tante tante altre distinzioni ancora. Le persone sanno come vanno gestite le mail, che è opportuno fare liste e molto altro ancora.
Poi, si cambia passo quando si inizia a parlare “veramente” del tempo e, nella maggior parte dei casi, ci si rende conto che il nocciolo della questione sta da un’altra parte.
Il non avere abbastanza tempo, o il sentire di non avere abbastanza tempo, risulta essere manifestazione di altro. Non dico che è un “falso problema”. Dico che, a guardare più attentamente le cose, la questione “vera” può trovarsi da un’altra parte.
E molti possono essere i motivi per cui ci si sente in affanno con il tempo o se sente di non avere abbastanza tempo. A volte non si sa o non si riesce a dire di no, a volte non si ha chiara la propria visione con il rischio di “girare” a vuoto, altre volte ancora si accettano molti impegni per soddisfare una propria esigenza, in alcuni casi non si riesce a definire le priorità e le proprie priorità …
Insomma, quando si parla di tempo si aprono mondi e scenari.
Sembra un po’ di stare all’interno del mondo di Oz, in cui Dorothy percorre la strada di mattoni gialli cercando la strada di casa. E nel percorrere il sentiero di mattoni gialli, Dorothy fa la conoscenza dello spaventapasseri, dell’uomo di latta e del leone, che vogliono chiedere al Mago di Oz un cervello, un cuore e il coraggio.
C’è chi sostiene che “siamo sulla nostra strada” quando cervello, cuore e “pancia” sono in equilibrio. E tante volte il tema del tempo mostra come non si sta percorrendo la propria strada o quella che si vorrebbe percorrere …
Per questo si chiede: cosa ti dice il cervello? cosa ti dice il cuore? cosa ti dice la pancia? Se la risposta è sempre la stessa a tutte e tre le domande non manca molto a capire che battendo per tre volte i tacchi uno contro l’altro si può tornare a casa. Quando la risposta fa capire al suo autore che è lontano dall’equilibrio cervello – cuore – pancia allora diventa immediatamente evidente che il sentiero che porta a casa è un altro. E può anche accadere di sapere già la direzione da seguire.
A volte, nel coaching, avviene proprio questo. Si capisce che la soluzione è meno distante di quanto si pensava e le cose diventano facili (o un po’ più facili) come battere per tre volte i tacchi delle scarpe uno contro l’altro.