

“Il feedback è un dono” è un’espressione che spesso è usata quando si parla di feedback.
Quello del feedback è un argomento “complesso”, intendendo con questo termine qualcosa costituito da più elementi, non necessariamente qualcosa di complicato. E nell’essere complesso il feedback richiede che questa complessità sia ben armonizzata per la buona riuscita.
Dare e ricevere feedback richiede disciplina e allenamento. Si impara a dare feedback come si impara a ricevere feedback.
Cominciamo dal dare feedback e dall’espressione “il feedback è un dono”. Trovo questa frase meravigliosa e nello stesso tempo pericolosa. Questo perché, se il feedback è un dono, bisogna ricordare che nel fare un regalo a qualcuno questo può essere non gradito. Non sempre ciò che è regalato piace e riscuote gratitudine. Inoltre, si può fare un dono bellissimo ma bisogna avere l’accortezza di curare il pacchetto perché l’effetto sia ancora migliore del solo dono. E nel porgere questo dono si deve prestare attenzione. Infatti, il pacchetto ben fatto, contenente un meraviglioso regalo, se lanciato contro chi il dono lo deve ricevere può far male e ferire. Esistono confezioni regalo con spigoli ben appuntiti. Quando lo spigolo urta il corpo, chi riceve il dono ricorderà il dono e il dolore che gli ha arrecato.
Per questo dare feedback è questione complessa, perché bisogna prestare attenzione al contenuto e alla forma allo stesso tempo. Molto spesso, in modo più o meno inconsapevole, nel dare feedback ci si propone di far cambiare la persona, adattandola all’immagine che si ha della persona stessa. Il termine feedback è formato dalle due parole feed e back. “To feed” significa nutrire e spesso quando si spiega che cosa è il feedback si parla di nutrimento. E’ come dare del concime a una pianta in modo tale che possa crescere più rigogliosa. Nel dare nutrimento, chi dà il nutrimento non può decidere in che modo si svilupperà poi la pianta, quanti rami metterà e in che direzione e quante foglie spunteranno. Potrà volerne regolarne lo sviluppo con feedback più mirati e con l’uso di forbici o cesoie e nel fare questo cercherà di adattare l’immagine che ha dell’altro, imponendola con un certo vigore, tagliando quei rami che sono cresciuti arbitrariamente fuori posto.
Arbitrariamente secondo chi e a giudizio di chi?
Il feedback, infatti, non è un giudizio, non è un’opinione, non è un consiglio. Il feedback non è una valutazione positiva o negativa, bensì identifica azioni e comportamenti funzionali e disfunzionali. Per questo l’oggetto del feedback non è mai la persona in sé. L’oggetto del feedback è un comportamento agito, che deve essere oggettivato il più possibile rimanendo inerenti ai fatti e ai comportamenti osservati. Un feedback per essere efficace deve essere (il più possibile) immediato, specifico, basato sul comportamento, costruttivo, sincero, dato in prima persona e basato su un obiettivo da perseguire.
In tutto questo c’è la dimensione dell’arbitrarietà e del libero arbitrio. Il feedback è una scelta. Si può decidere se dare o no feedback. Si può decidere se ascoltare o non ascoltare un feedback. Si può decidere se mettere in pratica o no il feedback, senza che nessuno se ne abbia a male.
Ricevere un feedback è anche questa una questione complessa. Si può decidere di dire “sì, grazie. Voglio ascoltare”, “no, grazie. Non voglio ascoltare”. E se l’ascolto è in qualche modo d’obbligo, per varie motivazioni, si può ringraziare per quanto è stato detto, perché si deve ricordare che dare feedback è cosa complessa. Questo non significa essere obbligati ad applicare quanto è stato detto.