

Qualche tempo fa ho sentito dire che tutta questa questione della leadership è sopravvalutata …
E ho pensato “Finalmente! Qualcuno l’ha detto a voce alta!”.
Sembra che negli anni si sia creata una specie di “corsa alla leadership”. Tutti devono essere leader.
Ma di chi?
Perché se uno è un leader ha dei follower (e non mi riferisco a chi segue sui social).
E’ che se tutti sono leader, a fare i conti mancano i follower.
E si sprecano poi le definizioni sulla leadership, le teorie relative e conseguenti, i modi di pensare alla leadership, le manifestazioni della leadership e le sue degenerazioni.
Prendi una teoria e questa contraddice un’altra. Fai riferimento a quest’ultima e ti indicherà diversi parametri su cui definire un leader. Poi c’è un’altra teoria ancora che ti dice altre cose ancora.
E, alla fine, hai davanti delle persone che ti chiedono “e questo leader chi è? Cosa fa? … non è che c’è un termine italiano, che di tutto questo inglese non se ne può più?” … e che vuoi fare se non ridere di fronte a tanta schiettezza e pragmatismo.
Perché, indipendentemente dalle teorie e dalle definizioni, le persone vivono e lavorano. E, per citare una frase che ho sentito durante una lezione all’università mentre studiavo Filosofia, “la vita è altra”. E visto che ci sono riporto anche lo scambio che ho avuto con il mio relatore quando parlavo di non so che teoria e me ne sono uscita dicendo “Lo sa cosa penso? Che se una teoria non è immediatamente comprensibile non c’è niente da capire!”. La sua risposta è stata “Signorina, la verità si impone!”.
Allora in tutto questo parlare di leadership in azienda e fuori dall’azienda non si è imposto finora nulla. Se non, nel parlare comune, il dire “il mio capo dice che … “, “il mio superiore dice che … “.
Le strutture gerarchiche, anche quelle aziendali, nascono per dare stabilità e ordine. Quello che osservo è che le persone hanno bisogno di “bravi capi” e “bravi superiori”, intendendo per “bravi” l’essere capaci di agire il proprio ruolo in quanto capo o superiore. E’ prima di tutto sapere, capire e accettare quello che comporta avere una determinata posizione all’interno di un’azienda. Perché avere una determinata posizione gerarchica all’interno dell’organizzazione non vuol dire ricoprirla al meglio.
I follower hanno bisogno di avere indicazioni chiare, una direzione da seguire, l’essere rispettati come persone e come ruolo organizzativo, l’essere valorizzati per le proprie potenzialità e capacità, l’essere ascoltati. In tutto questo, ognuno deve ricordare il proprio ruolo “nell’ordine prestabilito”. Perché concetti come la piramide piatta, l’azienda o il gruppo liquido non sono (ancora) ben compresi e, a volte, sembrano nascondere piramidi il cui vertice è talmente alto da non essere scorto.
Interpretare in modo non appropriato il proprio ruolo determina conflitti all’interno dell’organizzazione. E ogni volta che mi viene detto “organizzazione” o “azienda” io chiedo “organizzazione chi?” o “azienda chi?”. Perché i comportamenti li mettono in atto le persone e le persone hanno nomi e cognomi. Ciò vuol dire assumersi la responsabilità di quello che si fa e del proprio ruolo.
Il ruolo viaggia in parallelo tra due dimensioni: quella organizzativa e quella psicosociale. La dimensione organizzativa, per farla breve, è la dimensione del “cosa si fa”; la dimensione psicosociale è quella del “come lo si fa” e “con chi ci si relaziona”, ovvero gli interlocutori di ruolo.
Gli interlocutori di ruolo hanno bisogno che il ruolo sia interpretato secondo le aspettative. Se così non è si generano conflitti.
Devo dire che mi diverte chiedere “tu che capo vuoi essere?” o “tu che capo sei?”, soprattutto se ciò avviene dopo un po’ di discorsi sulla leadership.
Molto spesso non si ha la risposta.
Bisogna ricordare che le organizzazioni sperano di avere dei leader e vogliono avere dei buoni capi. Perché in qualsiasi gruppo si ha la necessità di sapere chi fa cosa, quando e con che mezzi, relazionandosi con chi.
La L di leadership, all’interno dell’alfabeto, viene dopo la C di capo e la A di autorevolezza (o la A di autorità di ruolo).