

Se avessi ricevuto un euro ogni volta che mi è stato chiesto “che cosa è il coaching?” avrei già pagato il muto! A parte le battute, sono andata a spulciare tra gli articoli del mio blog perché mi ricordavo di aver scritto qualcosa sul tema. L’articolo è del 2013, il titolo è “Che cosa è il coaching” e inizia con “Mi viene spesso chiesto che cosa è il coaching e altrettanto spesso mi trovo in difficoltà nel definire che cosa è”. La difficoltà c’è ancora perché sul coaching c’è confusione e, a volte, diffidenza.
Per fare un esempio, una sera ero ad una cena e parlando di varie cose esce anche l’argomento lavoro. Quando ho detto che sono un coach, una persona mi ha guardato e mi ha detto “Ho capito cosa fai! Urli dietro alle persone perché facciano le cose!”. “Anche no!” è stata la mia risposta, ridendo. Mi sembrava di essere associata alle mamme “vecchio stile” che urlano con la ciabatta in mano, prendendo contemporaneamente la mira!
Quindi che cosa è il coaching? Prendendo spunto dal mio vecchio articolo, scrivo che vale ancora dire che è “una forma avanzata di formazione” in cui si presta attenzione più al processo di apprendimento che al contenuto, portato dal cliente e non dal coach; è “l’arte di accompagnare l’altro alla meta”; è “un rapporto di partnership che consente al cliente o partner o coachee di raggiungere il proprio obiettivo”; è “una metodologia innovativa che consente in tempi brevi di arrivare all’obiettivo prefissato” …
Per mettere altra carne al fuoco posso aggiungere che è un rapporto fra persone, in cui nessuno ha la risposta corretta e ognuno mette a disposizione le proprie risorse, per l’obiettivo che si deve raggiungere. L’obiettivo è del cliente e il coach lo accompagnerà attraverso il percorso per raggiungerlo, senza indirizzare e senza giudicare, facendo emergere, attraverso domande e comunicazione diretta, opportunità, limiti, difficoltà, nuovi scenari …
Nel coaching, ad esempio, si può arrivare ad una approfondita analisi delle proprie aree di miglioramento, evitando alibi. Non si esprimono giudizi, supportando il cliente a trovare le (proprie) soluzioni migliori per raggiungere l’obiettivo prefissato.
E mi rigioco una metafora che ho già usato: il coaching è un po’ come giocare a pallone. Il pallone lo porta il cliente, coach e cliente stabiliscono insieme il terreno di gioco e l’ora in cui incontrarsi. Il coach diventa per il cliente un compagno di gioco (non un avversario), che, magari, è stato cercato perché si era stanchi di dare calci ad un pallone contro il muro. Il ritorno di palla è spesso prevedibile … e magari sempre lo stesso. Nel coaching questo non accade. Nel coaching ci sono, come nel gioco, delle regole concordate e condivise e dei tempi prestabiliti. Ogni “sfida” è diversa dall’altra perché può cambiare la qualità del terreno di gioco, la luce, la temperatura, le forze e le energie, i comportamenti e ci può essere qualche tiro ad effetto che non ti aspetti.