

Definisci un obiettivo e nel definirlo fai in modo che sia ben formato. Poi fai un piano d’azione. Verifica di essere adeguatamente attrezzato rispetto all’obiettivo da raggiungere e al piano d’azione. Se non è così, attrezzati. Valuta sfide e ostacoli e poi inizia il tuo percorso.
Facile, no?
Non sempre, però, si arriva alla fine del percorso.
Forse quello che manca è il grit, ovvero la grinta.
Angela Duckworth definisce il grit come “ la passione e la perseveranza per obiettivi a lungo termine”ed è indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi in contesti particolarmente difficili.
“La grinta è resistenza. La grinta è seguire il proprio futuro, giorno dopo giorno, non solo per una settimana, o per un mese, ma per anni, lavorando sodo per rendere quel futuro una realtà. La grinta è vivere la vita come una maratona, non come uno scatto”.
La grinta in questo senso sembra essere un tratto stabile e costante della persona che non richiede feedback positivi immediati per essere alimentato.
La grinta non è talento, non è fortuna, non è desiderare intensamente una cosa. La grinta è tenere fermo l’obiettivo e continuare la strada per raggiungerlo nonostante gli ostacoli e le avversità.
Il grit è un insieme di più elementi: passione, perseveranza, persistenza, bisogno di successo, ambizione e coscienziosità. Perché per raggiungere un obiettivo a lungo termine, esso deve essere desiderato, costruito, voluto in modo costante, ritenuto significativamente rilevante per la propria vita, pensato come “ottenibile”, in altre parole deve essere nelle proprie disponibilità indipendentemente dalla fatica, dagli sforzi e dal tempo impiegato per raggiungerlo.
La grinta è legata all’autocontrollo, inteso come “la regolamentazione volontaria degli impulsi comportamentali, emotivi e di attenzione in presenza di tentazioni momentaneamente gratificanti o deviazioni”. L’autocontrollo è quell’autodisciplina che consente di non perdere di vista il risultato che si vuole raggiungere, facendosi distrarre da altro.
Il legame grinta e autocontrollo è importante e non è “stringente”. Ovvero esistono individui molto grintosi con pochissimo autocontrollo e individui con molto autocontrollo e poca grinta. Grit e autocontrollo insieme danno maggiori garanzie di successo.
Il grit è qualcosa che si può apprendere e può crescere. Angela Duckworth sostiene che per sviluppare il grit è necessario lavorare sulla “mentalità di crescita”. Sapere, infatti, che si può migliorare e crescere è la base per uno sviluppo costante e duraturo.
L’idea della “mentalità di crescita” è stata sviluppata alla Stanford University da Carol Dweck. Essa riguarda la convinzione che l’abilità di imparare non è fissa e sempre uguale e che può cambiare con i propri sforzi.
L’abilità di imparare non riguarda solamente i contenuti, le cose, le nozioni ma si riferisce anche alla capacità di imparare a modificare i comportamenti, avere maggiore consapevolezza di sé e “regolare i nostri meccanismi interni”, che, magari, fanno vivere il fallimento come un qualcosa di costante e su cui non si può agire.
Si può imparare a gestire l’insuccesso, i fallimenti, gli errori, a identificare e modificare le credenze limitanti, a tarare le aspettative e disciplinare il dialogo interno.
E forse manca ancora qualcosa.
Una volta a un corso un partecipante mi ha detto che per cambiare ci vuole anche coraggio.
Potrebbe essere questo il complemento o un altro elemento del grit: il coraggio. Perché per voler conoscere meglio me stesso e modificare ciò che al momento non funziona devo avere il coraggio prima di tutto di guardarmi dentro, stabilire ciò che devo cambiare e percorrere la strada per farlo.
Per Aldous Leonard Huxley “c’è solo un angolo dell’universo che puoi essere certo di migliorare e quello è il tuo proprio io”. Bisogna “solo” voler fare.